L'Ekipe Orizzonte conquista il 25° scudetto, il sesto consecutivo, grazie a un mix di passione, sacrificio e spirito familiare. Un successo costruito ogni giorno da una squadra, una società e una comunità unita dentro e fuori la vasca.
A qualcuno potrebbe anche sembrare semplice.
L’effetto sociologico delle ripetute vittorie, molto spesso, è l’assuefazione e quella capacità, tutta italiana, di dare tutto per scontato.
Quando vinci il venticinquesimo scudetto, il sesto consecutivo (verosimilmente sarebbero stati 7 senza la sospensione dei campionati per il covid), il rischio di banalizzare, purtroppo, c’è.
Chi fa sport, invece, sa che dietro le vittorie, dietro ogni vittoria c’è lavoro, sacrificio, abnegazione e tanta, tantissima voglia di alzare sempre di più l’asticella.
Di parole, negli anni, sull’Ekipe Orizzonte ne sono state dette e scritte tante con il rischio di diventare banali e ridondanti.
Eppure non si può stare zitti o indifferenti davanti ad una società che, anno dopo anno, continua a vincere, a sorprendere, a rimboccarsi le maniche dinanzi alle difficoltà riuscendo sempre a primeggiare.
Questo perché dietro un logo e un nome, ci sono le persone.
Ci sono lavoro e competenza e c’è il sacrificio giornaliero di tantissime persone che, con il loro lavoro, contribuiscono al successo finale di una squadra.
Perché l’arma vincente dell’Orizzonte, negli ultimi anni, è stata la solidità di una proprietà come Ekipe che ha saputo inglobare dentro di sé lo spirito vincente storicamente appartenuto alla squadra catanese più titolata.
Uno spirito intriso nel dna di due donne che dedicano la loro esistenza alla pallanuoto, riuscendo anche a gestire il lavoro quotidiano di un centro sportivo all’avanguardia.
Martina Miceli e Tania Di Mario: allenatore e anima Orizzonte la prima, presidente e, nuovamente, giocatrice ad appena 46 anni la seconda.
Quando si parla di Ekipe Orizzonte è impossibile non pensare alle due regine della pallanuoto femminile italiana attorniate da un meraviglioso gruppo di collaboratori che, ormai, è una vera e propria famiglia.
La famiglia è la base: quella del patron Giorgio Bartolini che, con Marco Bartolini e Francesco Dato, ha deciso di investire nello sport costruendo un centro sportivo e acquisendo l’Orizzonte.
La famiglia è Renato Caruso che, come ha detto Martina Miceli “dedica sempre anima e corpo all’Orizzonte”; insieme a lui tutti i tecnici delle giovanili, i collaboratori e tutti i lavoratori di Ekipe in tribuna a Nesima a soffrire ed esultare insieme alle persone con cui tutti i giorni dividono un desk o una scrivania.
Come ha ricordato Tania Di Mario: “Voglio ringraziare di cuore tutti quelli che ogni giorno, tra una partita e l’altra si trovano a convivere con il nostro umore e talvolta anche con la nostra rabbia. Grazie davvero a chi ci supporta, dai clienti di Ekipe a tutto lo staff, perchè tutte queste persone hanno capito come siamo fatte. Questo scudetto è anche loro!”.
E come in ogni famiglia, anche in quella Ekipe, c’è un angelo che da lassù ha guidato e spinto la sua squadra: Peppe La Delfa, uno dei fautori di questi immensi successi perchè “lui - come ha detto a fine gara Martina Miceli - c’era anche oggi e ci ha trasmesso una filosofia unica secondo la quale la vittoria più bella è sempre la prossima”.
Sulle ragazze dell’Ekipe c’è poco da dire: straordinarie.
Poco da dire anche sulla partita decisiva per lo scudetto contro la Sis Roma, rimasta ormai l’unica avversaria capace di impensierire Ekipe.
7 a 5 il risultato finale, frutto di due prime frazioni dominate in modo assoluto e di una seconda parte di match di gestione e controllo del risultato.
Poi la gioia, l’esplosione e il tuffo in acqua liberatorio accolto dall’ovazione di un pubblico catanese che, fortunatamente, ogni tanto riesce ad andare oltre il calcio.