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E siamo arrivati a sette.
Settebello, settebellezze e soprattutto sette aste andate a vuoto per il centro sportivo di Torre del Grifo.
Con un commento superficiale si potrebbe dire “non lo vuole nessuno”, ma ragionandoci di più, invece, bisognerebbe dire o sussurrare “non lo vuole nessuno al prezzo fissato”.
Sottostimato rispetto al valore attuale del bene nonostante il fermo tecnico imposto prolungato.
E pensare che, il prezzo, dalla prima asta che risale all’inizio del 2024 è calato di ben 21 milioni di euro, passando dai poco meno di 29 iniziali ai poco più di 7 dell’ultima iniziativa.
Nessuno fa offerte, nessuno si presenta.
Eppure sono stati addirittura 9 i gruppi imprenditoriali che, in questi mesi, hanno visionato la struttura accompagnati sapientemente dai curatori fallimentari che, in modo certosino, stanno conservando in uno stato dignitoso il polifunzionale.
Tra questi gruppi c’è anche la proprietà del Catania Fc che, a quanto pare, ha chiesto ed ottenuto di potere accedere più volte e con più interlocutori nel centro sportivo.
Ma perché nessuno fa offerte? E’ evidente, per risparmiare.
Ma a fare paura non è solo o tanto il prezzo di aggiudicazione o quello per rimettere in moto la possente macchina.
Sono i costi per poi mantenerlo in uso una volta aperto che restano imponenti e non alla portata di tutti.
Probabilmente resta questo l'ostacolo più grande e non facilmente risolvibile.
A meno di possedere capitali e una veduta imprenditoriale di prospettiva tipica delle grandi holding.
E se da un lato l’idea, fatta trapelare attraverso la stampa, di Pelligra sarebbe di passare ad una manifestazione di interesse che preceda l'asta, da un altro lato il Catania e chi è interessato al centro, ha sfruttato le voci circolate sulle condizioni di Torre del Grifo.
“E’ degradato”, “è in pessime condizioni”, “è completamente da rifare”. Solo alcuni dei vox populi che hanno inondato piazze e soprattutto social.
Ma non è proprio così.
Torre del Grifo non è assolutamente in cattive condizioni.
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Le strutture immobiliari sono conservate benissimo: la piscina, la palestra, gli uffici.
Stessa identica condizione anche per la foresteria e le strutture alberghiere presenti nel centro.
Stanno bene anche spogliatoi, palestre e centro di riabilitazione.
Da sistemare, ovviamente, i 4 campi da gioco: due in sintetico, due in erba naturale.
Una cosa assolutamente naturale quando non viene svolta la manutenzione quotidiana.
Sono queste due le parole chiave della vicenda perché in una situazione di questo genere, la manutenzione ordinaria del giorno dopo giorno, non si può svolgere perché è quella che, normalmente, è effettuata da chi vive e lavora in qualsiasi struttura.
Ecco perché è giusto sottolineare e ribadire l’importanza del lavoro svolto dai curatori fallimentari, che si sono trovati a dover gestire una struttura di enorme dimensione, con enormi difficoltà che non è necessario spiegare.
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Ma Torre del Grifo è li e aspetta qualcuno che torni a farlo vivere. Che sia il Catania Fc (cosa più logica e più auspicabile) o chissà chi altro.
Se il Catania, o meglio, il gruppo Pelligra (ricordiamo che dovrebbe essere la Pelligra Italia ad acquisire il centro e non il Catania Fc) confermerà quanto sussurrato ad alcuni eletti, si procederà alla formulazione di un’offerta.
I passaggi, come già su queste pagine abbiamo avuto modo di raccontare, sono semplici.
Pelligra presenta un'offerta, una proposta irrevocabile di acquisto corredata da un programma di ristrutturazione delle opere e di investimenti sugli impianti.
Un business plan vero e proprio, insomma.
Il Tribunale, a questo punto, mediante la “pubblicità” (ovvero la pubblicazione sui quotidiani locali) dell’offerta, apre una gara pubblica competitiva per l’aggiudicazione del bene.
Se nel termine assegnato, orientativamente di 30 giorni, nessuno rialza l’offerta originaria, il bene sarebbe aggiudicato al primo proponente.
In caso contrario, chi offre di più lo "prende".

Come finirà? Difficile dirlo. Imprescindibile, però, ristabilire la verità dei fatti.
Una questione di stile…