
Momento complicato, anzi delicato.
E’ quello che vive la Nuoto Catania, massima espressione della pallanuoto maschile catanese: un pezzo di storia dello sport etneo.
Anche la pallanuoto, rispetto agli anni precedenti e in modo particolare nel settore maschile, ha aumentato vertiginosamente i costi di gestione. Se si vuole competere ad altissimi livelli è necessario investire pesantemente sia sulla componente sportiva (roster e staff tecnico) che su quella strutturale.
Non sono alibi per provare a spiegare una stagione difficile, ma si tratta di elementi fondamentali per comprendere le difficoltà: in questo caso, a fronte degli investimenti di un singolo o di alcuni, mancano gli investimenti degli sponsor che, anche in minima parte, risulterebbero fondamentali.
Ma in questo caso servirebbe un capitolo a parte. Per adesso concentriamoci sul fronte sportivo e per questo non potevamo che ascoltare il parere di chi, giornata dopo giornata, guida in vasca la Nuoto Catania, ormai da tantissimi anni: il tecnico Peppe Dato.
Se la sconfitta contro Brescia poteva essere prevista o prevedibile, quella del turno infrasettimanale contro Onda Forte era assolutamente da evitare e vi è costata l’ultimo posto in classifica. Come state vivendo questo momento estremamente difficile?
“Le sconfitte, inevitabilmente, creano malumore e condizionano l’atteggiamento.
Quella rimediata contro Onda Forte è stata particolarmente dolorosa anche perché ci ha relegato in fondo alla classifica”.
Quattro punti in 18 giornate sono, oggettivamente, un bottino che non può piacere. Cosa è mancato, cosa sta mancando in questa stagione?
“Concordo. Quattro punti sono oggettivamente pochi anche, se in diverse occasioni c’è mancato solo il risultato, ma sapevamo che dovendo rinunciare a 8 giocatori su 13 rispetto alla passata stagione, saremmo andati incontro a difficoltà di questo genere”.
Della serie, era già tutto previsto, quindi?
“Abbiamo una rosa molto giovane, possiamo vantare l’età media più bassa dell’intera serie A1, con noi giocano tanti esordienti. Questo certamente influisce sui risultati, ma ci sono margini di crescita importanti: il mio obiettivo è quello di arrivare nei momenti decisivi al massimo della forza fisica e mentale”.
La Nuoto Catania, storicamente, ha vissuto momenti difficili e si è sempre rialzata. Come si supera questa crisi?
“Credo che parlare di crisi non sia il modo migliore per ottenere la possibilità di mantenere per il quinto anno consecutivo la massima serie. Dobbiamo, invece, prendere coscienza delle difficoltà iniziali, farcene una ragione e cercare proprio nelle difficoltà lo stimolo per conquistare un’altra salvezza. Sarà questa la chiave di volta”.
A livello generale c’è un abisso tra le squadre di vertice e le altre. E’ solo questione di investimenti o anche di mentalità e ambiente?
“Il livello medio generale si è alzato rispetto all’ ultima stagione. La pallanuoto non fa sconti e le squadre più forti hanno sempre vita facile su quelle meno attrezzate, ma chiaramente sono gli investimenti che fanno la differenza”.
Investimenti che sono mancati?
“Il nostro progetto si è sempre sviluppato per essere sostenibile: lavorare sul settore giovanile come priorità, per creare in casa giocatori per la prima squadra. Si tratta di un percorso che prevede delle tappe e che non sempre produce effetti immediati ma, per la nostra realtà, è l‘unica strada percorribile”.