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Rari Nantes Jonica, la nuova sfida di Giusi Malato per rilanciare la pallanuoto femminile

06-12-2024 06:00

Alessandro Fragalà

Pallanuoto, Focus, Interviste,

Rari Nantes Jonica, la nuova sfida di Giusi Malato per rilanciare la pallanuoto femminile

L'olimpionica dopo l'esperienza con la Nuoto Catania lancia un progetto ambizioso all'insegna dell'inclusione

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La vita è fatta di sfide. 

 

Ci sono quelle visibili e quelle di cui, all’apparenza, nemmeno ci accorgiamo, salvo poi acquisirne il risultato finale. 

 

Buono o cattivo che sia. 

 

Per chi pratica o ha praticato sport la parola sfida è all’ordine del giorno e, aumentando il livello, per chi vive di sport è una linfa vitale. 

 

Una sfida continua a cui un’olimpionica come Giusi Malato non può certo esimersi. 

 

Lei che di sfide nella vita ne ha vissute e collezionate tantissime, da giocatrice vincente e da allenatore. 

 

Chi la conosce bene sa perfettamente che è una donna che non si arrende mai e che dopo ogni caduta, è sempre ripartita più forte di prima. Sarà lo spirito olimpico, ma inseguire i sogni è una delle sue sfide principali. 

 

Ed è da un sogno che parte la sfida attuale.

 

Una sfida che si chiama Rari Nantes Jonica Catania. 

 

“E’ un progetto – ci racconta – che nasce dall'esigenza di far crescere la pallanuoto femminile,
dato che i numeri sono veramente sconfortanti. Ma non solo: c’è anche la mia personale esigenza di crescere come persona, di camminare da sola, fare una cosa mia, una mia creazione, qualcosa che avevo nella testa già quando è finita l’esperienza a Torre del Grifo.  Volevo creare una squadra, volevo creare questa squadra, ma non ho mai avuto né il coraggio né le persone a supportarmi. Invece, dopo le ultime vicissitudini personali, ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per fare qualcosa per la pallanuoto e, in particolare, per la pallanuoto femminile”. 

 

Ecco l’idea, ecco il progetto. Serviva un nome. Come lo avete scelto?

 

“Non è un nome casuale. Si tratta di un nome che riporta alla memoria storica della pallanuoto catanese: perché la Rari Nantes e la Jonica erano squadre degli ’70, ’80 e ’90. Poi, ovviamente, per il legame che ho con la mia terra c’è anche un riferimento geografico alla città di Catania e alla zona ionica”.  

 

Questa la genesi del nome. Ma il progetto sportivo che obiettivi si pone?

 

 “Come dicevo prima da un lato c’è la voglia di far crescere la pallanuoto femminile, da un altro c’è anche la voglia di dare la possibilità di giocare a livello agonistico a quelle ragazze che, magari, pur essendo brave non riescono a imporsi ai massimi livelli con l’Ekipe Orizzonte o con la Brizz”. 

 

In sostanza chi aspetta la Rari Nantes Jonica alla piscina Francesco Scuderi di via Zurria?

 

“Credo fermamente che lo sport debba essere inclusione, quindi aspettiamo anche chi ha 14, 15 o addirittura 16 anni e vuole riprendere o vuole intraprendere questa attività. E quindi fino ai 16 anni, se sanno nuotare, noi le ragazze le accogliamo tutte. Ma non solo: esiste anche una sinergia con Ekipe e, in particolare con Martina Miceli e Tania Di Mario”. 

 

In cosa consiste questa collaborazione?

 

“E’ vero che noi avevamo già delle atlete provenienti dalla mia precedente esperienza con la Nuoto Catania, ma è anche vero che per fare il salto di qualità avevamo bisogno di atlete che già praticassero pallanuoto da un paio di anni e che comunque potessero dare il loro contributo in maniera fattiva al progetto. Per cui ho chiesto a Tania e a Martina di aiutarmi ed è nata una collaborazione che a loro dà la possibilità di far giocare le ragazze che non rientrano nel roster della prima squadra in un team di cui loro si fidano. A me, invece, danno la possibilità di crescere nell'ambito della pallanuoto e di far crescere le altre ragazze”. 

 

Torniamo al salto di qualità. In termini sportivi di che si tratta?

 

“Il progetto è quello di fare il salto di categoria immediatamente, perché non  lo nascondo la Serie B non solo è costosa, ma non ha nessun senso”. 

 

Perché? 

 

Perché noi non abbiamo squadre con cui giocare. Cioè il nostro campionato non c'è, il campionato di Serie B in Sicilia non esiste. Sembra assurdo, ma noi siamo stati inseriti all'interno del campionato allievi nazionali under 16 maschile. Cioè una squadra femminile parteciperà ad un campionato maschile, ma da fuori classifica. Questo perché non ci sono squadre femminili e, inevitabilmente, ritorniamo all’obiettivo iniziale, ovvero quello di far crescere i numeri della pallanuoto femminile”. 

 

Sembra assurdo nella terra che vanta formazione più scudettata d’Italia.

 

E’ proprio assurdo. Negli anni novanta e poco prima del duemila, c'erano tre squadre a Palermo, quattro squadre a Catania. Squadre a Siracusa, a Messina, a Ragusa. Adesso non più, ma è anche vero che disputare un campionato di Serie B è diventato troppo oneroso e non hai aiuti da parte di nessuno.  Certo, se dovessimo fare il salto di categoria avremmo certamente bisogno di aiuto e di sponsor, dato che ora mi stanno vicini gli amici come Salvo Calì, Giuseppe Crisafulli e Salvo Stivala. Ci saranno trasferte importanti e giocatrici da ingaggiare. Ho la fortuna di avere un nome importante nell’ambiente e questo mi aiuta”.  

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